giovedì 18 gennaio 2018

martin mcdonagh | tre manifesti a ebbing, missouri

Non importa quanto grande sia effettivamente il vostro dolore: per voi resterà sempre totalizzante, invincibile e insormontabile.
Non importa nemmeno quanto grande possa essere il dolore di chi avete di fianco. Perché non riuscite a relativizzare, così presi da quello che avete deciso debba rovinarvi la vita in questo momento.
Avete bisogno di mostrarlo, in qualche modo. Dovete ingigantirlo - inconsciamente - per dargli una ragione e poter competere con il mio.
Poterlo esprimere, proprio adesso.
Ma state tranquilli, va bene così: per me non c'è mai stata competizione.
Ecco perché - anche ora - mi appassiono ai problemi futili di voi che mi state attorno. Perché sono i problemi che avrei io, se non avessi tutto questo. E sono anche i problemi che ho sempre vissuto peggio - molto peggio di questo comunque. E tutto ciò è molto interessante.
Come mi sono fatta prendere la vita da preoccupazioni stupide mentre adesso - che è una montagna altissima da non poterla nemmeno concepire - penso che non mi resta altro che cominciare a scalare. E sto salendo alla grande.
Perché ho modo di scoprire una parte di me che forse non avrei visto mai. Perché imparo ogni giorno un sacco di cose nuove. Perché sono affascinata dal mio corpo - mio primo grande alleato - da come cambia.
E forse è tutto questo che mi trasforma in poco tempo a non lasciarmi nemmeno lo spazio per aver paura del cambiamento, il terrore di pensarmi in un modo nuovo. Perché lo sono già.
Ecco perché non è vero che "va bene per quanto possa andare bene in questo momento" (come mi hanno detto).
Va bene, punto.
E basta.

domenica 31 dicembre 2017

sequoyah tiger | parabolabandit

Ci sono giorni che sono come promesse. Punti di svolta. Traguardi da raggiungere per segnare un prima e un dopo. Semplici motivi per andare avanti.
Ci sono giorni in cui poi è facile farsi deludere. Guardare le cose non accadere. Gettare al vento le parole. Pensare di non farcela. Perdere quel sollievo che pensavi di avere tra le mani.
E piangere.
Ma hai ragione amica mia: l'illusione non fa per noi. E forse è la nostra condanna. Però è anche quella cosa che ci permette di aggiornare il tempo quando il vuoto ci ruggisce dentro. E cambiare la nostra giornata in un frammento di secondo pur lasciando da fuori tutto uguale.
Abbiamo troppe cose che vorremmo controllare - è vero. Ed è anche vero che le cose vanno solo lasciate andare.
Per cui per questo anno che continua la tua storia, tutto accadrà, non ti preoccupare.
Tu devi solo metterti nei tuoi panni.
E comincia a danzare.

venerdì 22 dicembre 2017

radiohead | ok computer oknotok 1997 2017

Ho vissuto tutto con un sorriso.
Non perché ce ne fosse bisogno e nemmeno perché dovessi fingere. Ma semplicemente perché un giorno. Un'estate. Un paio di anni fa. Ho deciso che avrei vissuto così tutta la mia vita. Questione di coerenza, insomma.
Perché la gente ha sempre paura ma alla fine il segreto è solo questo: si affronta tutto. Solo che farlo con serenità - ho scoperto - richiede una fatica maggiore.
Perché fa male - cazzo se fa male - ma è come il suono che fa il corpo quando vuole vivere. Disperatamente vivere.
La fame che arriva all'improvviso - come una tigre ruggente che vuole sbranarti lo stomaco. Le braccia che cercano delle connessioni che non ci sono più. E la pelle, che tira per unirsi e alla fine non resterà altro che una ghirlanda sopra il vuoto di quello che c'è stato.
Sì, fa oggettivamente male. Ma lo farebbe di più se non sorridessi.
Quindi non è vero che sono forte. Almeno non più di quello che potrebbero essere tutti gli altri, volendolo.
Io sto solamente vivendo. Come faccio sempre.
E poi penso sempre alla cosa più bella che mi hanno detto in questi giorni.
"Non preoccuparti del tuo pezzo in meno:
quello che tu sei, non può subire riduzioni".
E sorrido.

domenica 3 dicembre 2017

hælos | full circle

Hanno questa cosa le persone. Di rimanere sostanzialmente uguali a se stesse, anche a distanza di anni. Di portarsi sempre dentro quella cosa che avevano quando le hai conosciute per la prima volta e hai capito che sì - proprio per quello - potevano entrare nella tua vita.
Quando ti ho incontrato eravamo troppo piccoli. Eravamo giovani in potenza: corpi da riempire, vite da inventare. Potevamo essere tutto e niente. Potevamo partire o restare. Ma passavamo le giornate senza preoccuparcene, occupati di sole e parole. Perché ancora non lo sapevamo.
Non lo sapevamo che quello che ci divertiva poteva diventare il nostro lavoro. Non lo sapevamo che io sarei tornata e tu, pur restando sempre qui, saresti invece andato lontano.
Non sapevamo nemmeno che ci saremmo persi. Che le nostre estati insieme sarebbero diventate un ricordo e non più qualcosa da riempire in qualche modo - anche dove non c'era apparentemente niente per noi. E la nostra inquietudine.
Ma siamo stati bravi a non annoiarci. Siamo stati bravi a pensare oltre e ad inventarci le nostre vite anche a partire da lì. Così che adesso ci basta poco e abbiamo sempre un posto dove tornare - al di là alle città più o meno grandi in cui siamo finiti a vivere. E sentirci vicini.
Così che adesso ti rivedo un giorno. Basta solo quello.
E siamo sempre noi.
Noi. Che giocavamo con le formiche.
E adesso siamo diventati grandi.

giovedì 19 ottobre 2017

sigur ros | forum di assago - milano | 17.10.2017

Da quando andiamo ai concerti come se salissimo su un aereo. Pensando di poter morire.
Abbiamo capito che tutto ha un prezzo. E anche se non dipende da noi, a volte lo dobbiamo pagare.
Da quando i messaggini arrivano come il freddo vento del nord a gelarci le vene. Sappiamo che c'è sempre un dolore più grande di noi con cui potremmo avere a che fare.
Liquidi contrastanti, esplosioni violente e buchi neri spazio temporali che appaiono là dove fino a un minuto prima stava il tuo universo personale. Inghiottendo ogni cosa.
Ma nonostante tutto. Nonostante l'impensabile. C'è sempre un'idea presente in noi che possiamo immettere nel mondo per creare nuove realtà. Sta solo a noi capire quale.
Forse siamo talmente abituati a questa follia che ormai è diventata obbligatoria. Forse c'è che diamo troppa importanza alla libertà e troppa poca alla tranquillità. O forse c'è che abbiamo sempre questa urgenza di sbagliare. O troppa paura di farlo.
Ma nessuno può dedurre il vento. Nessuno può prevedere le sparizioni improvvise. Si può solo andare avanti. E contare sempre sulla compagnia del rumore che fanno i nostri passi mentre continuiamo.
L'unica cosa certa. Il suono di noi.
Contro ogni dolore.
Potersi scegliere ancora.

martedì 3 ottobre 2017

neon waltz | strange hymns

Io e te crediamo nei gesti romantici. E questo è un fatto.
Così come crediamo alle domande della vita, al potere degli oggetti reali e al terrore che si ha di essere felici.
Noi crediamo che le strade siano fatte per essere percorse a piedi, sì. Ma anche di corsa. Che la distanza è una cosa bellissima, è vero. Ma anche vaffanculo.
E che di tutto questo non abbiamo colpa. Non per questa volta. Non più.
Che meraviglia.
La nostra salvezza è scrivere. Almeno la mia, la tua non so, ma comunque lo abbiamo fatto abbastanza quando ce n'è stato bisogno.
E per fortuna.
La nostra salvezza siamo noi. Curarci crederci guardarci accettarci, soprattutto sceglierci. Sempre.
La nostra salvezza siamo.
E io sono te quando io.
Io sono.

lunedì 25 settembre 2017

hercules & love affair | onion

Come posso sapere che ne vale la pena?
Come posso sapere che sei tu, che ce la faremo, che ad ogni modo farai di tutto per provare a farcela?
Amo senza capire. In questo momento è così. Forse per inerzia. Ed è non capire che tu ami fino in fondo. Lasciare la spiegazione agli eventi. A loro, il risultato di tutto.
Eppure basta vedere le cose come sono per creare variazioni clamorose. Basta andare oltre alle tue frasi così piene di tempo. Credere che ogni singola azione possa variare il mondo. Basta provarne almeno una.
Ma anche non fare nulla ha le sue conseguenze, lo sai?
Da qualche parte una volta ho letto che la nostra vita è quello che accade a causa delle gomitate prese. Delle traiettorie risultate dallo scontro. Ecco: io stavo pensando che la mia vita è il risultato di quello che è accaduto mentre cercavo di evitarle, le gomitate. Mentre ho deciso che potevo passare nella folla del sabato mattina senza toccare nessuno. Mentre ho scelto te, perché pensavo che non mi avesti sbattuto per terra.
Il tutto che rimane per mancarti, spero ti piaccia. Che ti tenga caldo, che ti sentirai protetto, lamentandotene.
Io punto su di te, ma non basta.
Perché il punto è che devi dare inizio a una nuova vita per te stesso.
O che devi dare inizio a un nuovo te stesso per la tua nuova vita.
Ma comunque vuoi vederla.
Io ho paura di non sapere.